Il suono di Lester Bowie è di sicuro tra i più riconoscibili di tutto l’universo jazz. La sua tromba fendeva l’aria come una rasoiata ed era carica di pathos. In tutte le sue multiformi imprese sonore, Lester Bowie era sinonimo di vitalità in musica, una vitalità declinata nell’intero arco delle sue sfumature: sorriso e mestizia, commedia e tragedia, festa e funerale. L’aspetto prevalente era però quello ironico e dissacrante, spesso giubilante, che rendeva radiosa anche la musica più ispida.
È stato il primo a titolare un brano “Jazz Death?”, domanda retorica che implicava una rivitalizzazione di quel linguaggio, realizzata nell’Art Ensemble of Chicago e in seguito nei diversi organici in cui Bowie è stato protagonista.
A suo agio nelle avventure senza rete dell’AEoC, ma anche nel rhythm and blues degli inizi carriera e nella sintesi barocca della Brass Fantasy, è una delle voci che più manca all’appello della musica odierna. Il Quintet del 1978 è uno tra i suoi gruppi più brillanti.
Buon ascolto!
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From the Archive #22
Lester Bowie Quintet
4 aprile 1978 – Teatro Tenda, Padova
Lester Bowie – tromba
Arthur Blythe – sax contralto
Amina Claudine Myers – pianoforte
Malachi Favors – contrabbasso
Phillip Wilson – batteria