Il Centro d’Arte presenta la sua nuova programmazione dopo avere appena archiviato una stagione per certi versi eccezionale che, associata alle celebrazioni degli 800 anni dell’Università di Padova, ha visto crescere ancora l’entusiastico successo di pubblico che si sta registrando ormai da diversi anni a questa parte.
Anche la nuova rassegna Centrodarte23 si propone così come specchio delle tendenze più recenti dei linguaggi e delle pratiche musicali, ed è il frutto di un attento lavoro di ricerca da parte di un gruppo di curatori variamente specializzati. Il Centro d’Arte ha ormai una lunga tradizione di vere e proprie scoperte di esperienze nuove per l’Italia, a cui più recentemente si è affiancata la collaborazione attiva con i musicisti per creare e proporre nuove produzioni originali.
La nuova stagione si apre nel segno dell’innovazione e della molteplicità dei linguaggi, con particolare attenzione ai talenti emergenti, un’importante presenza femminile, e un allargamento delle proposte d’ascolto anche oltre il momento del concerto convenzionalmente inteso. Ai concerti si affiancheranno infatti quest’anno un festival elettroacustico, in collaborazione con il Sound and Music Processing Lab del Conservatorio “Pollini”, e anche momenti di incontro con gli artisti.
Una significativa novità, e ulteriore conferma della qualità e dell’originalità delle proposte del Centro d’Arte, è la presenza di un media partner prestigioso, Rai Radio 3. Del resto, grazie alla preziosa collaborazione con la trasmissione Battiti, la Rai acquisisce regolarmente le registrazioni delle serate, ritrasmesse nelle fasce serali e poi sempre disponibili in podcast.
La molteplicità di questa offerta è possibile grazie all’organico rapporto con l’Università di Padova e al fondamentale sostegno del Ministero della Cultura.
Il menù della stagione è come sempre molto vario, dalla musica contemporanea senza etichette alla performance musicale e gestuale, al nuovo jazz, alla ricerca elettroacustica.
L’apertura del 29 gennaio, alla Sala dei Giganti, è affidata al trio della rivelazione Zoh Amba, una sassofonista ventiduenne che, da una originaria vocazione cantautorale, ha compiuto, anche grazie alla scuola di David Murray e a solidi studi accademici, una rapida virata verso un’inattesa, fresca rilettura delle esperienze del free jazz storico ed è oggi uno dei nuovi talenti di cui più si parla nell’ambiente newyorkese.
TellKujira è il nome di un ensemble tutto italiano comprendente Francesco Diodati (chitarrista con Enrico Rava), Ambra Chiara Michelangeli, Francesco Guerri e Stefano Calderano che debutta a Padova il 26 febbraio. Si descrive come «una sorta di rock band in forma di quartetto classico, con due chitarre elettriche al posto dei due violini» ed è nato due anni fa per iniziativa di Area Sismica di Forlì, organizzazione molto vicina al Centro d’Arte per intenti e convergenze produttive. TellKujira ha messo a punto il suo originalissimo progetto nel corso di residenze artistiche ed esibizioni dal vivo incentrate su improvvisazione e scrittura collettiva, composizione istantanea e tecniche strumentali estese.
Il 26 marzo è la volta di Ben LaMar Gay: cantante, trombettista, produttore, arrangiatore, compositore, narratore e poeta, proviene dal sempre fervido ambiente di Chicago, metropoli che non smette di sfornare talenti che sfidano le categorie. LaMar Gay possiede una visione musicale del tutto personale, una ibridazione progettuale che deriva dalle tante sue esperienze di arte e vita: se è importante l’attitudine all’improvvisazione, altrettanto lo è la canzone visionaria e surreale, debitrice per certi versi nei confronti del tropicalismo brasiliano.
Il 22 aprile il Centro d’Arte ospita un vero e proprio evento straordinario, con una coppia artistica proveniente dal Giappone, formata dalla cantautrice Eiko Ishibashi e dal polistrumentista Jim O’Rourke. Ishibashi ha recentemente curato la colonna sonora del film premio Oscar come miglior film straniero Drive My Car di Ryusuke Hamaguchi, con cui ha vinto anche il World Soundtrack Award. Decisamente d’eccezione è il ritorno sulle scene europee, dopo vent’anni di assenza, di O’Rourke, leggendario protagonista delle più varie e radicali avventure musicali, sia in proprio sia come collaboratore e produttore di nomi come Stereolab, Sonic Youth, Wilco, Tortoise, Faust. Per questo tour il duo presenta un set totalmente incentrato sull’elettronica, arricchito dalla voce e dal flauto di Ishibashi.
A maggio la programmazione si infittisce; inizialmente, il 12 maggio, con un doppio concerto: nella prima parte con Agnese Amico e il suo nuovo progetto Alalie, una reinvenzione improvvisativa condotta sul tradizionale violino norvegese hardingfele di melodie antiche legate alle memorie della sua duplice eredità culturale di famiglia (la Sicilia e il Nord Europa); nella seconda il duo formato dalla pianista Pak Yan Lau e dal bassista Darin Gray. I due si sono conosciuti frequentando lo stesso circolo di sperimentatori a cavallo tra improvvisazione libera, jazz ed elettronica – Akira Sakata, Jim O’Rourke, Chris Corsano, solo per citarne alcuni. Questo progetto è invece una novità recente. La loro musica si sviluppa su ampi archi strutturali, e coniuga con eleganza la continua sorpresa della libera improvvisazione alle suggestioni materiche della sperimentazione elettroacustica, in un gioco di rimandi e sviluppi narrativi quasi cinematografici.
Pochi giorni dopo si apre Audiomanzia, un festival dedicato alle forme più avventurose e sperimentali delle arti del suono. Si svilupperà in tre appuntamenti che alternano sessioni d’ascolto, performance, incontri e concerti, accomunati dal desiderio di indagare il potere divinatorio e magico della musica e, in particolare, dell’ascolto collettivo. La prima serata di Audiomanzia, il 19 maggio presso Circolo Nadir, inizierà con una sessione d’ascolto dei lavori selezionati per la nostra call internazionale, un’esplorazione del rapporto tra arti del suono e occulture, sottoculture magiche e rituali audio contemporanei.Successivamente, sarà la volta della performance live di Mai Mai Mai che adatterà le sue ricerche etnomusicologiche a tecniche storicamente usate per la comunicazione spiritica, attraverso tecnologie audio, registrazioni etnografiche d’archivio e narrazioni medianiche. Il giorno successivo, 20 maggio ancora al Nadir, vedrà la partecipazione come curatore di Riccardo Giacconi, artista, documentarista e ricercatore, il quale ci accompagnerà attraverso il rapporto tra ascolto e ipnosi, audio storytelling e il suo concetto di ‘seconda persona sonora’. A seguire, sarà la volta della performance live in quadrifonia di Giulia Rae, compositrice e sound designer che creerà un live immersivo e ipnotico, intrecciando field recordings e suoni sintetici che si dipanano creando ecosistemi sonori rarefatti e in continuo mutamento.
Infine, la terza serata, il 21 maggio questa volta presso la Sala dei Giganti, ospiterà una rara apparizione solista di Aleksander Kolkowski, compositore, musicista e ricercatore che presenterà Wireless, performance meccanico-acustica nella quale recupera la forza immaginifica degli albori del suono registrato utilizzando tecnologie antiche ed ‘obsolete’ come grammofoni, fonografi Edison e violini Stroh.
La chiusura della prima parte di Centrodarte23 è affidata l’8 giugno al nuovo trio Ghosted formato da Oren Ambarchi, Johan Berthling e Andreas Werliin, protagonisti di un scena musicale sempre più ampia che incrocia il jazz di ricerca, il rock psichedelico e l’elettronica più avventurosa. In apparenza una variante del trio scandinavo Fire! di cui condivide la sezione ritmica (Berthling e Werliin), la musica proposta da questo nuovo gruppo è in realtà molto differente. In primo piano c’è sempre un groove potente e implacabile, su cui Ambarchi costruisce un appassionante discorso solistico che integra soundscape elettronici e lunghe incursioni alla chitarra elettrica.