Appena dopo un mese dalla conclusione della stagione 2019, il Centro d’Arte ritorna con un cartellone di musiche nuove e nuovissime, di occasioni di scoperta e riscoperta per ascoltatori aperti e curiosi. La proposta del Centro d’Arte parte da una concezione unica, che da sempre si sottrae alla logica della semplice distribuzione, ed è un invito rivolto al pubblico a partecipare e condividere la ricerca che i curatori conducono insieme agli artisti. Le musiche che presentiamo non si lasciano definire da generi ed etichette, e vogliono dare un’immagine sfaccettata dei linguaggi della contemporaneità, dal jazz al rock alternativo, dalla composizione all’improvvisazione e alla ricerca elettroacustica.
Radicato in una storia intrecciata fin dalle sue origini a quella dell’Università, ma anche della vita musicale di una Padova sempre aperta sulle più vivaci esperienze internazionali, il Centro d’Arte propone progetti originali, intrecciando collaborazioni dentro e fuori la città, con festival e rassegne affini, a costituire ormai un’articolata rete di promozione della musica attuale. Innanzitutto il rapporto organico con una struttura di produzione attrezzata com’è SaMPL, il laboratorio di eccellenza del Conservatorio per il trattamento e la diffusione del suono che trasforma l’Auditorium cittadino in una formidabile macchina del suono per esperienze d’ascolto immersive. Questo è il caso di diversi concerti in rassegna, e della rassegna di ‘aperitivi acusmatici’ RADIA, che a due anni dal suo avvio è organicamente integrata al cartellone principale. Una novità importante è la stretta collaborazione con il Padova Jazz Festival, inaugurata lo scorso autunno con una serie di serate curate dal Centro d’Arte, che si ripeterà ed espanderà nel 2020. E ancora con i concerti nelle sale periferiche, avviati lo scorso anno nell’ambito del Progetto Carillon del Comune di Padova. Ma il Centro d’Arte segue e promuove anche l’attività di circoli e associazioni che si distinguono per le loro proposte innovative.
Le sedi dei concerti sono diverse a seconda della proposte musicali: dalla storica Sala dei Giganti, al Teatro Torresino, dall’Auditorium Pollini alle sale del PortoAstra, ai teatri dei quartieri un pubblico sempre più curioso e consapevole sta crescendo in misura incoraggiante, anche grazie a una politica volta a favorire la massima accessibilità, specie ai giovani.
La prima parte di Centrodarte20 – la sezione autunnale sarà come di consueto annunciata dopo la pausa estiva – si apre nella storica sede dei concerti dell’associazione, la Sala dei Giganti, che il 25 gennaio propone un inedito trio di improvvisatori, formato da due musicisti ben noti al pubblico padovano com Rob Mazurek e Mats Gustafsson a cui si aggiunge il chitarrista e compositore David Grubbs, per la prima volta a Padova. Grubbs, che è anche un brillante teorico e saggista, sarà ospitato nel pomeriggio per un incontro con il pubblico (Sala delle Edicole, 16.30, in collaborazione con il Dipartimento di Filosofia dell’Università).
Il 5 febbraio sarà al cinema Torresino il quartetto Roots Magic. Il gruppo, che è attivo da anni nell’area romana, si concentra nel trovare il linguaggio comune che amalgama gli antichi bluesmen del Delta, gli uomini del free jazz e gli innovatori dell’AACM di Chicago. Incrociano i loro repertori mantenendo il blues come fuoco musicale imprescindibile per alimentare la fiamma sonora che tiene unita la grande musica afroamericana.
Si torna alla Sala dei Giganti il 26 febbraio, per ospitare la musica di Frederic Rzewski, compositore e pianista spesso ospite del Centro d’Arte che questa volta ha inviato a Padova il suo interprete di fiducia, un giovane ed eclettico virtuoso del pianoforte, Bobby Mitchell. A lui ha affidato le sue Songs of Insurrection, un ciclo di composizioni basate su canzoni legate a momenti cruciali di lotta politica.
Il 5 marzo (ancora all’Auditorium Pollini) sarà la volta di 3 Cards Trick, nuovissimo progetto che riunisce Marco Cappelli (chitarra classica), Brandon Seabrook (chitarra elettrica) e Stomu Takeishi (chitarra bassa acustica), tre improvvisatori tra i più attivi sulla scena musicale di New York, ognuno proveniente da storie musicali molto differenti. La loro musica trae spunto da materiali eterogenei e persino casuali: cover, colonne sonore, standard, musica classica, composizioni originali. Il trio è in residenza presso il Centro d’Arte per la registrazione del loro primo album.
Il 13 marzo si rimane all’Auditorium per uno stravagante concerto di oggetti sonori. Nelle mani dei sette giovani musicisti dell’Ensemble SMET, diretto da Stefano Bassanese, prendono vita le invenzioni surreali di Mauricio Kagel che con Acustica già nel 1965 scriveva un episodio spettacolare della nuova musica, tra teatro e installazione sonora. Gli strumenti sono tutti inventati, o riciclati, in una maniera che è caratteristica della fantasia umoristica e surreale di Kagel.
Si torna al Torresino il 23 marzo, per il gradito ritorno a Padova della sassofonista-compositrice Ingrid Laubrock, tedesca naturalizzata americana, che guida un quartetto di recente costituzione, con Michael Formanek al contrabbasso, Brandon Seabrook alla chitarra e Tom Rainey alla batteria. Una formazione di carattere jazz che nelle mani di Laubrock diventa lo strumento per far dialogare correnti distanti come quella dell’improvvisazione istantanea e quella della musica classica post-accademica.
Ancora il 3 aprile al Torresino per un doppio concerto. Da una parte il duo formato Pak Yan Lau e Darin Gray, dall’altra l’Ombak Trio. Pak Yan Lau è parte della scena underground di Bruxelles ed è autrice di una miscela elettroacustica assai originale, che trasforma semplici impulsi digitali in fantasiose improvvisazioni. Insieme a lei il bassista Darin Gray, collaboratore, tra gli altri, di Jim O’Rourke, Akira Sakata e Glenn Kotche (batterista dei Wilco, con il quale forma il duo On Fillmore).
L’Ombak Trio è formato da Cene Resnik ai sassofoni, Giovanni Maier al violoncello e Stefano Giust alla batteria. Il trio è dedito alla libera improvvisazione e alla composizione istantanea. Un impasto timbrico ricco e peculiare per una musica profonda e in costante movimento. Giust è anche figura di spicco del mondo delle etichette indipendenti con Setola di Maiale, label attiva da oltre vent’anni nella promozione della free music in Italia.
Il 16 aprile vede un altro importante ritorno, quello del giapponese Akira Sakata, sassofonista e clarinettista dalla tecnica prodigiosa, tra i fondatori di un nuovo modo di intendere il jazz negli anni 70. Sakata presenta Entasis, un quartetto inedito per la prima volta in Italia, completato da Giovanni Di Domenico al pianoforte, Giotis Damianidis alla chitarra e Christos Yermenoglu alla batteria.
Il 29 aprile un altro quartetto, ancora nuovissimo, nordamericano, Being and Becoming. Lo guida Peter Evans, tra i virtuosi di tromba più stupefacenti di oggi, e comprende Joel Ross al vibrafono (altro talento emergente in USA), Nick Jozwiak al contrabbasso e Savannah Harris alla batteria. Il loro è un avventuroso jazz al quadrato che si rifà alla lezione di maestri come Thelonious Monk.
Il 10 maggio al Teatro Torresino si cambia ancora direzione con Old Time Relijun, gruppo di culto del rock underground statunitense. La band, guidata dal pluristrumentista e artista visuale Arrington de Dionyso, propone un’avvincente amalgama di garage rock, punk e sperimentazione pura. Il concerto al Centro d’Arte chiuderà il primo tour europeo dalla reunion dello scorso anno, e sarà un’occasione preziosa per ascoltare questo gruppo indefinibile, tra i più originali e sorprendenti in circolazione.
Una nuova doppia serata al Torresino il 29 maggio. Suonerà in apertura Brandon Lopez, talento visionario della scena di New York, in una virtuosistica performance di solo contrabbasso. Seguirà il duo MANAS (Tashi Dorji alla chitarra elettrica e Thom Nguyen alla batteria). Il duo esplora ogni territorio della musica improvvisata, indugiando su sequenze minimal o esplodendo in passaggi di caotica densità.
Infine la fortunata serie degli aperitivi acusmatici RADIA si incorpora quest’anno al cartellone generale. In stretta collaborazione con il SaMPL del Conservatorio, l’iniziativa offre al pubblico un’occasione conviviale per ascoltare lavori tra musica, sound art, radiofonia e fonografia nello straordinario sistema surround dell’Auditorium Pollini. Raggruppati per affinità tematiche, i diversi lavori presentati sono accomunati dalla diffusione multidirezionale e dalla proposta di un ascolto immersivo. Due sono gli appuntamenti: il 21 aprile l’Auditorium ospita in prima nazionale la nuova opera elettronica di Trevor Wishart, compositore e performer, uno dei padri fondatori della sound art, e l’11 giugno, a chiusura del cartellone, una selezione a cura della neonata associazione padovana Taverna Maderna.