Online da aprile 2021 • Mixcloud / Web
We’re Sitting in a Room, parafrasi di un celebre titolo della musica sperimentale, è il nome del nuovo podcast del Centro d’Arte.
Un teatro di idee da ascoltare, una rassegna (quasi) tutta di parola, affidata alle voci dei suoi curatori, e a ospiti autorevoli che di tanto in tanto saranno chiamati a dialogare. Non si tratta, però, di semplici playlist commentate a partire dalle musiche attuali che il pubblico ha ormai associato al Centro d’Arte – dal nuovo jazz alla composizione elettroacustica. We’re Sitting in a Room parla anche di questo, ma di tanto altro: produzioni e concetti legati alla sfera del sonoro in senso ampio, declinando il discorso secondo prospettive di volta in volta storico-culturali, tecniche, sociali.
Ogni nuovo episodio sarà pubblicato ogni due settimane, il venerdì alle ore 18.00, sul nostro canale Mixcloud (www.mixcloud.com/centrodarte) e rimarrà sempre online e archiviato anche in questa pagina.
We’re Sitting in a Room #1 – Turnaround, 1967
La prima puntata di We’re Sitting in a Room, il nuovo podcast del Centro d’Arte, è affidata a Stefano Merighi, che inaugura “Turnaround”, un ciclo di ascolti suggerito dalle tesi del libro “Miles Davis, il Quintetto Perduto e altre rivoluzioni” (Quodlibet), dello studioso americano Bob Gluck.
We’re Sitting in a Room #2 – Modulazioni infrequenti. La radio prima e oltre la radio. Prima parte
In questa puntata di “We’re Sitting in a Room” Matteo Polato e Veniero Rizzardi salperanno verso l’oceano aperto delle onde elettromagnetiche per esplorare gli innumerevoli tragitti che hanno portato la radiofonia a essere molto più che un “semplice” mezzo di comunicazione.
We’re Sitting in a Room #3 – Turnaround, 1968
Stefano Merighi continua ad indagare le musiche che girano attorno al “quintetto perduto” di Miles Davis, e si occupa in questa occasione di un anno cruciale come il 1968.
We’re Sitting in a Room #4 – Modulazioni infrequenti. La radio prima e oltre la radio. Seconda parte
Per “We’re Sitting in a Room” Veniero Rizzardi e Matteo Polato concludono il percorso iniziato un mese fa con “Modulazioni Infrequenti: la radio prima e oltre la radio”, un’esplorazione della tecnologia radiofonica come strumento rivelatore di uno spazio, fatto di onde elettromagnetiche, esteso ben oltre le semplici trasmissioni radio.
We’re Sitting in a Room #5 – Turnaround, 1969
Il ciclo Turnaround, curato da Stefano Merighi, arriva stasera al 1969, anno musicalmente ricchissimo per Miles Davis, che incide due pietre miliari come In a Silent Way e Bitches Brew, e anno in cui si costituisce ufficialmente il Quintetto Perduto.
We’re Sitting in a Room #6 – Rock the bot
In questo nuovo episodio, Matteo Polato e Veniero Rizzardi si muovono lungo la nuova frontiera di esperimenti musicali resi possibili dall’intelligenza artificiale, dalle reti neurali e dai bot.
We’re Sitting in a Room #7 – Turnaround, 1970
In questo nuovo episodio di “Turnaround”, Stefano Merighi racconta il 1970, un anno in cui la musica di Miles corre veloce e si trasforma ogni mese, fino a quando il Quintetto Perduto si scioglie, con Wayne Shorter e poi Corea e Holland che abbandonano il gruppo per iniziare altre avventure sonore.
We’re Sitting in a Room #8 – Turnaround, 1971
In questo nuovo episodio di “Turnaround”, Stefano Merighi si concentra sul 1971, che vede la transizione della musica di Davis da un’astrazione concettuale a un’emotività più terrena, sospinta da ritmiche volutamente funky. Su altri versanti, il ’71 propone gli esperimenti solitari audaci di Leo Smith e Rahsaan Roland Kirk, per nulla estranei alle sirene sonore davisiane.
We’re Sitting in a Room #9 – Turnaround, 1972
Chiudiamo la nostra serie di podcast per il 2021 con l’ultimo episodio del ciclo “Turnaround”. Stefano Merighi esplora le musiche di e attorno a Miles Davis nel 1972, anno che vede il trombettista e compositore approdare ad un afrocentrismo un po’ primitivo e un po’ futuribile con l’incisione di On The Corner.
Ma ascolteremo anche Herbie Hancock, Dave Holland e Sam Rivers; il Revolutionary Ensemble e l’Art Ensemble of Chicago.