Quanto segue sono le note di copertina accluse, ma soltanto in inglese, all’album di Evan Parker e Andrea Centazzo Bullfighting on Ice!, che esce in occasione del concerto di Centazzo a Padova il 26 ottobre 2023. L’album restituisce lo storico concerto che il duo tenne a Padova per il Centro d’Arte il 12 dicembre del 1977.
Questo album è un documento storico per diversi aspetti: eco di una stagione creativa nella sua prima, vigorosa fioritura, ci restituisce una musica allora nuovissima come veniva presentata e ascoltata in un momento che risulta molto lontano da oggi, non solo cronologicamente; oltre a essere testimonianza di una prima apertura della nascente scena italiana della free music alle esperienze nordeuropee che già da anni comunicavano tra loro.
La collaborazione tra Evan Parker e Andrea Centazzo era iniziata pochi mesi prima del concerto di Padova. In luglio, Parker era venuto in Italia, propriamente in Toscana, per una serie di concerti, tra cui uno in duo con Derek Bailey a Pisa. Poi si era unito a Centazzo, che gli aveva organizzato un seminario (probabilmente il primo di quel tipo in Italia) a San Marcello Pistoiese. In quell’occasione Centazzo, che abitava nella campagna tra Pistoia e Montecatini, ricorda di avere registrato materiale in studio che insieme a quello raccolto in concerto a San Marcello confluì nell’album Duets 71977 (CD Ictus 178).
Poco dopo il duo si espanse temporaneamente in un trio comprendente Alvin Curran, che nel settembre registrò Real Time (CD Ictus 124). La collaborazione tra Parker e Centazzo era dunque ben rodata quando, in dicembre, si presentarono al pubblico padovano.
All’epoca il Centro d’Arte esisteva da più di trent’anni come associazione legata all’Università, proponendo stagioni dalla fisionomia molto aperta e di ricerca, nei cui cartelloni alla musica cameristica di repertorio si intrecciavano occasionali ma importanti episodi di musica strettamente contemporanea, di jazz e anche di musica etnica. Soltanto dal 1973, però il Centro d’Arte aveva avviato un’autonoma serie di jazz, prediligendo artisti contemporanei e all’avanguardia, come Art Ensemble of Chicago, Sam Rivers, Anthony Braxton, e anche musicisti dell’emergente scena free europea. I concerti si tenevano in una struttura temporanea, un tendone da circo collocato nell’area del vecchio mattatoio. Il pubblico era molto numeroso, da non meno di 500 fino a 1000 persone e oltre, il che può sorprendere per una rassegna di jazz d’avanguardia, considerando anche le dimensioni della città, non più di 250000 abitanti. All’epoca l’Italia, e Padova in particolare, viveva una stagione politica particolarmente turbolenta. Le idee di democrazia radicale che circolavano tra le masse giovanili facevano sì che la partecipazione a un evento pubblico come un concerto non potesse essere soltanto passiva. Un recente susseguirsi di incidenti e scontri aveva avuto come conseguenza un bando pressoché totale dei concerti rock in tutto il Paese, così che gran parte del pubblico giovanile si era riversato su quant’altro poteva apparire contemporaneo e alternativo alla scena più commerciale, come il nuovo jazz. Tutto ciò che appariva radicale era fondamentalmente ben accolto, ancora meglio se risultava divertente, ma forse non sembrò questo il caso.
Il duo Centazzo-Parker fu probabilmente uno degli episodi più sperimentali proposti dal Centro d’Arte in quegli anni. Parker aveva già messo a punto il suo stile caratteristico, e come aveva già osservato John Zorn nella sua presentazione di Duets 71977, «in questa fase intermedia tra quanto documentato in Saxophone Solos (1975) e Monoceros (1978) Parker stava ancora utilizzando le ance in plastica che contribuirono a definire le taglienti articolazioni del suo caratteristico suono, mentre iniziava a mettere a punto le tecniche di respirazione circolare che divennero in seguito uno dei tratti principali della sua ricerca successiva». Mentre Centazzo lavorava già con un drum kit set espanso costruito su misura dalla inglese Premier con piatti e gong che egli stesso aveva disegnato e realizzato insieme alla UFIP di Pistoia. Accanto alle percussioni Centazzo usava uno dei primi sintetizzatori a percussione, il Synare, e una serie di oggetti sonori elettronici, tra cui il crackle box costruito in piccola serie da Michael Waisvisz (esemplare che gli era stato donato da Steve Lacy) e anche giocattoli sonori dalla tinta lo-fi, come il “sacco di risate”.
A molte orecchie, allora, tutto ciò provocava stupore prima ancora che apprezzamento per la qualità di una pratica musicale nuova e inaudita. Una parte di pubblico manifestò il suo sconcerto, ma chi rumoreggiava non sembrava tanto disapprovare, quanto piuttosto aspirare a un coinvolgimento “creativo” con la scena, forse per cercare di alzare un livello di interesse incostante. Sotto il tendone si beveva, qualcuno fumava, non proprio tutti stavano seduti, circolava persino qualche cane. Qualcosa di questa atmosfera, così lontana dalle abitudini di oggi, si coglie nel residuo paesaggio sonoro brulicante di voci che si può avvertire sullo sfondo della musica, ma occorre un ulteriore sforzo di immaginazione per rendersi conto della fortissima tensione che si creò da subito tra i performer e il pubblico, che in definitiva determinò l’alta ‘temperatura’ dell’evento improvvisato.
Premesso che il materiale musicale che si ascolta in questo album non corrisponde all’intero concerto, ma ne è una selezione che privilegia alcune lunghe sequenze particolarmente intense, occorre ricordare che dopo circa venti minuti di concerto alcune voci dal pubblico iniziarono a ululare e addirittura a fare il verso a ciò che stavano ascoltando. Parker esplicitò la sua irritazione con la musica ma anche con parole che ironizzavano sulla sua condizione di gladiatore nell’arena. In questa porzione di concerto, non inclusa nell’album anche a causa di fastidiose distorsioni, lo si può ascoltare mentre apostrofa il pubblico: «Bring back bullfighting, Bring back bullfighting… whoa… Bulfighting on ice!» e in seguito gridare «Bring on the lions!». Così il titolo dell’album cerca di rievocare anche questi aspetti non secondari del modo di fare e ascoltare free music in molte situazioni che accadevano negli anni Settanta del secolo scorso.
(Veniero Rizzardi)