Enzo Carpentieri se n’è andato così, all’improvviso.
E noi siamo in lacrime. Per il Centro d’Arte Enzo era una colonna, fin dagli anni 80 lavorava con noi, contribuiva ad oliare la macchina organizzativa, stava vicino agli artisti e li metteva a loro agio.
Un ruolo che solo un musicista sensibile e attento poteva ricoprire con quel tatto ma anche con quell’allegria mai di circostanza che Enzo spargeva con generosità.
Perchè Enzo era solare, una persona che diceva sì alla vita, qualsiasi sfumatura essa proponesse.
Una persona su cui si poteva contare.
Non solo sapiente batterista, ma musicista a tutto tondo, aperto ad ogni possibilità che le nostre musiche sanno aprire.
Conoscitore scaltro della tradizione ma curioso di ogni anfratto dei mondi sonori, più giovane aveva allietato i gruppi di Massimo Urbani – quante notti roventi anche qui in città – di Jim Snidero, Dick Oatts, Bob Sands; e negli ultimi lustri, invece, coraggioso leader, in grado di coinvolgere nei suoi progetti sperimentatori come John Tchicai e Rob Mazurek.
Ma adesso non è propriamente la musica che ci ronza in testa, quanto il dolore di aver perduto un uomo di valore, un uomo libero nelle sue scelte artistiche ed esistenziali.
E ci preme soltanto di stringere in un abbraccio caldo l’amata Sara, compagna di tutte le avventure della vita di Enzo, che non poteva fare a meno di lei nemmeno un attimo.
Siamo tutti appesi ad un filo, ma questo dolore ci coglie impreparati e per questo è più intenso che mai.