Iannis Xenakis
Concret PH (1958)

Claudio Ambrosini
Aula 104 (1976)

Viv Corringham
Skywalks (2013)

Nicolas Collins
The Scent of Mimosa (1997)

Luc Ferrari
Presque Rien n.2 ainsi continue la nuit dans ma tête multiple (1977)

Uno degli aspetti fondanti, nell’esplorazione del mondo acusmatico che stiamo cercando di intraprendere con RADIA, è il rapporto tra il suono, lo spazio e l’ascolto. Come abbiamo visto, l’arte acusmatica può veicolare lo spazio in vari modi: attraverso una registrazione documentaria di un ambiente sonoro, oppure attraverso l’invenzione di spazi sonori irreali, tramite l’elaborazione elettronica, o ancora l’evocazione di una dimensione spaziale intrinseca, interna al suono, mediante l’uso compositivo del timbro e delle possibilità di spazializzazione multicanale.

Tutte queste pratiche sono in grado di attivare la nostra capacità di immaginare, di produrre immaginario, visualizzare un luogo che solo ascoltiamo.

Ma se sbirciamo dietro l’angolo scopriamo un aspetto più sottile, che sta “prima”, o “a lato”, o “dietro” quanto detto poco fa (è facile perdere l’orientamento, in questi spazi) e riguarda il nostro quotidiano rapporto con l’ambiente che ci circonda.

Ci troviamo in un luogo, come ci sentiamo dentro di esso? come lo occupiamo, lo viviamo? come reagiamo emotivamente ad esso? come sentiamo la nostra presenza rispetto alle altre che lo condividono con noi? È una pura sensazione, un legame invisibile ma potente che instauriamo con un luogo e che ha a che fare con l’emozione, la nostalgia, il ricordo, prima ancora che con un’immagine o una rappresentazione. Il filosofo Gernot Böhme la chiama atmosfera, l’atmosfera di un luogo, che esiste tra noi e lo spazio che abbiamo intorno.

Per Böhme il suono gioca un ruolo importante nella produzione delle atmosfere, infatti la musica, che “riempie gli spazi e lo spazio, attraverso le risonanze e il riverbero, costituisce un elemento essenziale del suo effetto”, ed è proprio tramite il suono che lo spazio viene esperito a livello affettivo.

Questa sensazione può essere prodotta anche quando non siamo fisicamente presenti in un luogo, solo attraverso la mediazione di altoparlanti e microfoni? Se ritorniamo ai nostri ispiratori Marinetti e Masnata, nel manifesto della Radia ci dicono che essa permette “l’utilizzazione delle diverse risuonanze di una voce o di un suono per dare il senso dell’ampiezza del locale dove la voce viene espressa. Caratterizzazione dell’atmosfera silenziosa o semisilenziosa che avvolge e colora una data voce suono rumore”.

In questo quarto appuntamento di RADIA scopriamo come possa il suono parlarci di un luogo, di uno spazio, trasmetterne intimamente l’atmosfera, farci sentire immersi in esso, oppure totalmente estranei. Il suono che può plasmare la nostra memoria di un ambiente, o renderci familiare un luogo in cui non siamo mai stati.

Ascolteremo una concezione architettonica del suono, che si fa densità, volume, che si adatta e occupa lo spazio (Concret PH, di Xenakis). Un ambiente, con le sue proporzioni, texture, forme e colori che diventa il principio generatore della musica (Claudio Ambrosini, Aula 104). Una passeggiata sonora in cui l’artista Viv Corringham si rapporta con l’ambiente attraverso il canto (Skywalks). Il racconto del potere spettrale di un luogo, grazie alla presenza effimera di un profumo, così simile al suono (The scent of mimosa, di Nicolas Collins). Infine, la potenza emotiva di una rappresentazione musicale della notte, così intima e personale che lo stesso compositore, Luc Ferrari, si decise a pubblicare solo dopo anni dalla sua creazione (Presque Rien n.2).

(Matteo Polato)

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Un progetto del Centro d’Arte degli Studenti dell’Università di Padova
In collaborazione con SaMPL – Sound and Music Processing Lab del Conservatorio di Musica “C. Pollini” di Padova