Luciano Berio / Bruno Maderna
Ritratto di Città (1954) (estratto)

Salvatore Sciarrino
La Voce dell’Inferno (1981) (estratto)

Pierre Schaeffer / Pierre Henry
Les Monstres (da Orphée 53) (1953)

Alvise Vidolin / Giovanni De Poli
Consonantico (1975)

Luciano Berio
Visage (1961)

Luc Ferrari
Presque Rien (1970)

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Alvise Vidolin

regia del suono e spazializzazione per Visage

L’arte acusmatica, l’arte del solo ascolto, ci costringe a un’immaginazione creativa delle più forti e complete. Il suono esce da altoparlanti, e ci troviamo presto immersi in un ambiente buio e ambiguo: la vista non ci può aiutare a riconoscere con certezza cosa stiamo ascoltando, a vedere ciò che produce il suono udito.

Questo luogo assomiglia, forse, all’inferno fatto di suono che Dante ci ha raccontato, e dove, molto tempo prima, Orfeo, il più grande musicista, è riuscito a calarsi, grazie alla sua arte, alla ricerca di Euridice. Per gli antichi il mondo infero non era solo il regno di Ade, la casa delle anime, ma anche la dimora delle divinità del sogno, gli Oneiroi, figli della Notte: Morfeo, che porta nei nostri sogni le figure umane, Fantaso, che ne plasma i luoghi, le ambientazioni e Fobetore che produce immagini di animali e mostri. Sembra quasi che queste stesse divinità antiche si divertano a giocare con la nostra mente anche quando ascoltiamo ma non vediamo (svegli o addormentati, poco importa).

Nell’ascolto acusmatico ci troviamo all’interno di un labirinto di suggestioni, di luoghi immaginati, di ombre che si manifestano solo tramite il suono, presenze invisibili ma delle quali sentiamo la voce provenire da ogni direzione e distanza. La nostra immaginazione colma questo vuoto lasciato dalla vista inventando ambienti popolati di figure delle più disparate, coloratissime e fantastiche, o informi e spaventose.

Tra le più entusiasmanti forme di arte acusmatica, il radiodramma ha da sempre sfruttato questa proprietà quasi magica del suono, fin da quando Marinetti e Masnata, nel manifesto della Radia, immaginavano “un’arte nuova che comincia dove cessano il teatro il cinematografo la narrazione”, fatta della “vita caratteristica di ogni rumore e infinita varietà di concreto-astratto e fatto-sognato mediante un popolo di rumori”, “lotte di rumori e di lontananze diverse cioè il dramma spaziale aggiunto al dramma temporale”.

In questo secondo appuntamento di Radia ascolteremo le opere di alcuni compositori che si sono cimentati con l’arte radiofonica come il mezzo più potente per viaggiare all’interno di questo luogo, incontrare creature e figure umane, abitanti di spazi sonori che si trasformano nella nostra mente in scenografie interiori di teatro immaginario, teatro labirinto, teatro magico.

(Matteo Polato)

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Un progetto del Centro d’Arte degli Studenti dell’Università di Padova
In collaborazione con SaMPL – Sound and Music Processing Lab del Conservatorio di Musica “C. Pollini” di Padova