© Ingrid Hertfelder

James Brandon Lewis
sax tenore

Luke Stewart
basso elettrico

Warren G. Crudup III
batteria

James Brandon Lewis, sassofonista e compositore, è considerato tra i più creativi giovani talenti del jazz afroamericano. Nato a Buffalo, New York, nel 1983, Lewis ha raggiunto una solida maturità artistica studiando tutte le fasi della musica americana contemporanea, dal gospel alla fusion, dal rap al free jazz. Appartiene a una generazione che ha a disposizione tutto lo scibile sonoro, che viene attraversato con seria consapevolezza. Mentre studiava alla Howard University, ha suonato con Benny Golson, Geri Allen,Wallace Roney, assimilando le tecniche del mainstream ma subito affiancandole a quelle più eterodosse dell’hip-hop e della musica funk. Negli anni 2000 studia con Charlie Haden e Wadada Leo Smith e collabora con Joshua Redman, Tony Malaby, Matthew Shipp.
Si stabilisce a New York nel 2012 ed emerge velocemente come voce strumentale originale e come esponente di una nuova avanguardia di sintesi. Dopo un esordio discografico ancora incerto, Lewis firma un’opera di notevole livello con Divine Travels, affiancato da grandi nomi come William Parker al basso e Gerald Cleaver alla batteria. Un disco in cui si afferma un forte rigore stilistico, con accenti che vanno da Coltrane a Redman, ma con un piglio già fortemente individuale.
Il successivo Days of FreeMan (con Jamaladeen Tacuma e Rudy Royston) sposta l’attenzione del sassofonista su un percorso volutamente autobiografico, ricordando l’adolescenza di Buffalo, a contatto con le musiche di strada e con il nascente hip-hop. I capitoli dell’album sono organizzati per sequenze ben definite, per gruppi tematici, ispirati allo sport, alla musica di A Tribe Called Quest e Digable Planets, alla libera improvvisazione. Un disco anomalo e avvincente che apre la strada per il recente No Filter, che presenta il nuovo trio con Stewart e Crudup III, formazione che affronta una musica nuda e cruda, libera da orpelli, concentrata soltanto sull’energia e sul rapporto tra il jazz storico e le correnti più disinibite della black music. È un artista in costante trasformazione, James Brandon Lewis, che forse non ha ancora stabilizzato una sua compatta fisionomia, ma che proprio per questo è in grado di sorprendere e affascinare.
Luke Stewart ha già maturato una vasta esperienza, sia in ambito indie-rock (Laughing Man) che jazz (Ernest Dawkins, Hamiet Bluiett, Randy Weston). Warren Crudup III è batterista versatile, interessato sia al jazz e al funk, che al reggae e alla musica etnica.

(Stefano Merighi)


 

Creative Commons License

Tutti i testi sono distribuiti con Licenza Creative Commons (Attribuzione / Non commerciale 4.0)

Ascolti

James Brandon Lewis
Divine Travels (Okeh Records)
Days of FreeMan (Okeh Records)
No Filter (BNS Sessions)

Web

Rassegna

Centrodarte17

Note

Video

Foto

© Michele Giotto