Art Percussion Ensemble
Alvise Vidolin
regia del suono
Luca Richelli e Massimo Pastore
progetto e direzione musicale
Karlheinz Stockhausen (1928-2007)
Mikrophonie I (1964), per tam-tam, due microfoni, due filtri con potenziometri (6 esecutori)
Marco Buffetti, Carlo Tosato – percussionisti
Riccardo Nicolin, Ambra Ceroni Agostinelli – microfonisti
Sebastiano Aleo, Raul Masu, Luca Richelli, Giovanni Salice – live electronics
Alvise Vidolin – regia del suono
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Iannis Xenakis (1922-2001)
Persephassa (1969) per ensemble di percussioni
Art Percussion Ensemble
Arrigo Axia , Marco Buffetti, Carlo Tosato , Riccardo Nicolin, Francesco Biolcati, Paolo Ius, Edoardo Favarin , Pietro Cantamessa, Benedetta Colasanto Ambra Ceroni Agostinelli Mattia Basi , Pietro Squarzon
Massimo Pastore – direttore
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Luca Richelli e Massimo Pastore – progetto e direzione musicale
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In collaborazione con SaMPL – Sound and Music Processing Lab del Conservatorio di Musica “Pollini” di Padova.
il programma include i risultati del progetto SMUG (SaMPL per la MUsica Giovanile), realizzato dal Conservatorio “C. Pollini” in collaborazione con il Centro di Sonologia Computazionale dell’Università di Padova.
Al progetto hanno preso parte studenti e diplomati di percussione e musica elettronica individuati in seguito a bando, con il supporto della Regione Veneto.
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Mikrophonie I fu eseguito la prima volta a Bruxelles nel 1964 e stabilì subito un nuovo paradigma per la musica elettronica. Il microfono che fino ad allora era sempre stato usato come mezzo passivo di documentazione acustica – considerato come una sorta di orecchio “oggettivo” nella registrazione ad alta fedeltà – diventa in questa composizione uno strumento attivo, che va “suonato” seguendo una partitura al pari degli altri strumenti. I suoni che il microfono deve captare sono le molteplici eccitazioni che il percussionista effettua sulla superficie di un grande tamtam, utilizzando varie tipologie di materiali, anche del tutto estranei allo strumentario dei battenti percussivi. E il microfonista deve suonare a quattro mani con il percussionista stesso, avvicinandosi ai punti di emissione per creare primi piani sonori al pari di uno zoom ottico, oppure esplorando la superficie vibrante del tamtam, alla ricerca delle innumerevoli varianti timbriche delle sue risonanze. I suoni così captati vengono ulteriormente trasformati da un terzo esecutore elettronico che agisce su un filtro dinamico, tramite il quale può selezionare una fetta di suono più o meno ampia e collocata nel registro prescritto in partitura. Il nucleo esecutivo di base è quindi composto da tre esecutori: un percussionista “eccitatore”, un microfonista “captatore” e un elettronico “selezionatore” al filtro passa banda dinamico. Ci sono due gruppi di questo tipo che principalmente si alternano nell’esecuzione delle 33 strutture musicali che costituiscono la partitura di Mikrophonie I, ma che in alcune strutture suonano anche tutti assieme. La forma del pezzo mantiene la logica della Moment-form, ideata in quegli anni dall’autore, che in questo caso si manifesta attraverso la curiosa identificazione del momento con il nome evocativo del suono stesso che lo caratterizza (come «fischiare», «gracidare», «starnazzare», ecc.). Con questa composizione Stockhausen amplia il suo percorso di ricerca nel campo della musica elettronica aprendo il campo al Live Electronics e raggiungendo anche con il mezzo elettronico quella libertà e gestualità esecutiva tanto difficile da esprimere nel lavoro in studio con il nastro magnetico degli anni precedenti. (Alvise Vidolin)
Persephassa fu commissionato nel 1969 a Xenakis dal Festival di Shiraz (presieduto dall’allora Imperatrice dell’Iran Farah Diba), che in quegli anni produsse grandiosi e memorabili allestimenti delle ultime tendenze di musica e teatro nello storico sito di Persepoli, che ospitò anche prime esecuzioni e allestimenti di Maderna, Stockhausen, Bob Wilson…
Il titolo è una variante del nome di Persefone/Proserpina, personificazione delle forze telluriche, con un riferimento ai nomi di Persia (Persepolis), Perseo, Parsifal…
Il brano, divenuto in breve uno dei capisaldi del repertorio per sole percussioni, utilizza una grandissima varietà di suoni: oltre ai consueti strumenti e materiali (legno, pelle, metallo) è presente anche la pietra e altri effetti, come la sirena. Se lo spazio lo permette, Persephassa dovrebbe essere eseguita secondo una disposizione delle sei postazioni (in questa occasione condivise ciascuna da due esecutori) a formare un esagono all’interno del quale si trova il pubblico. Buona parte degli effetti drammatici del pezzo deriva da questa particolare disposizione spaziale. Molti sono infatti i passi in cui singoli accenti o formule ritmiche vengono ‘passate’ da una postazione all’altra.
Rassegna
sampl(es)
Note
In collaborazione con SaMPL – Sound and Music Processing Lab del Conservatorio di Musica “Pollini” di Padova.