Katarzyna Otczyk
contralto

Daniele Ruggieri
flauto e ottavino

Daniele Spano
tuba

Art Percussion Ensemble
Caterina Centofante
direttore
Massimo Pastore
direttore

Alvise Vidolin
regia del suono

Luca Richelli
live electronics

Luigi Nono (1924 – 1990)
Risonanze erranti. Liederzyklus a Massimo Cacciari

Katarzyna Otczyk – contralto
Daniele Ruggieri – flauto e ottavino
Daniele Spano – tuba

Art Percussion Ensemble
Arrigo Axia, Riccardo Nicolin, Marco Buffetti – bongos
Francesco Biolcati, Paolo Ius – campane sarde
Mattia Basi – crotali

Caterina Centofante – direttore

Alvise Vidolin – regia del suono Luca Richelli – live electronics

In collaborazione con Fondazione Archivio Luigi Nono di Venezia e CSC (Centro di Sonologia Computazionale) dell’Università di Padova

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Gérard Grisey (1946 – 1998)
Stele, per 2 percussionisti

Benedetta Colasanto, Ambra Ceroni Agostinelli – grancasse

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Edgar Varèse (1883 – 1965)
Ionisation, per 13 percussionisti

Art Percussion Ensemble
Ambra Ceroni Agostinelli, Paolo Ius, Pietro Cantamessa, Arrigo Axia, Pietro Squarzon, Leonardo Tolio, Carlo Tosato, Francesco Biolcati, Riccardo Nicolin, Benedetta Colasanto, Mattia Basi, Marco Buffetti, Giulia Vazzoler

Massimo Pastore – direttore

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In collaborazione con SaMPL – Sound and Music Processing Lab del Conservatorio di Musica “Pollini” di Padova.

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Risonanze erranti, composta nel 1986 ebbe la sua prima esecuzione nel marzo dello stesso anno a Colonia a cui seguirono altre due esecuzioni, Torino 1986 e Parigi 1987, prima di arrivare alla versione definitiva. Questo lavoro si configura come la prima tappa di un ciclo di Lieder che doveva svilupparsi in parallelo ai post-prae ludi ( il n. 1 “per Donau” e il n. 3 “BAAB-ARR”), composizioni ideate “prima” di Prometeo. Tragedia dell’ascolto(1984-85), ma realizzate “dopo” e strettamente legate al virtuosismo dei suoi solisti-collaboratori. Il lavoro è dedicato a Massimo Cacciari che ha curato i testi di Prometeo e di molti altri lavori di questo periodo, oltre ad aver condiviso con Nono lo sviluppo di una nuova fase creativa a cavallo degli anni ’80 del secolo scorso. In Risonanze erranti, Nono utilizza frammenti di testi di Herman Melville, soprattutto dai battle – pieces and aspects of the war (1866) e di Ingeborg Bachmann (Keine Delikatessen, 1963) con Echi musicali del passato tratti da Guillaume de Machaut (Lay de plour), Josquin Desprez (Adieu mes amours) e Johannes Ockeghem (Malheur me bat). Alterna forti contrasti dinamici nelle percussioni con colpi secchi dei bongos e dei crotali che diventano carezze sonore quando i percussionisti sfiorano con le mani la superficie rugosa delle campane di pastori sardi, la pelle dei tamburi, i dischi di metallo dei crotali. Queste sonorità subliminali vengono ulteriormente moltiplicate e proiettate nello spazio acustico attraverso l’elettronica, con un banco di 8 echi elettronici caratterizzati da una precisa struttura ritmica asimmetrica nella sua ripetizione iterata: nelle parole di Nono, suoni erranti nello spazio vero strumento componente sempre più in attesa. In maniera analoga la voce si interpola con il flauto/ottavino e la tuba, confondendosi a vicenda, esplodendo in sforzatissimi a cinque ƒ per sparire nel silenzio sonoro dei pianissimi a sei p, alternando gesti esasperati a rassegnati abbandoni in cui la parola adieu, da Desprez, si allontana nello spazio come fosse lanciata verso l’infinito. (Alvise Vidolin)

Il programma comprende inoltre Stele, un brano composto nel 1995 da Gérard Grisey per due grancasse, a proposito del quale l’autore ha scrtto: «Come fare emergere il mito dalla durata, un’organizzazione cellulare di un flusso che obbedisce ad altre leggi? Come abbozzare nella convinzione e al bordo del silenzio un’iscrizione ritmica inizialmente indistinguibile che finisce poi per essere martellata in una forma arcaica? Nel comporre mi si è formata un’immagine: quella di archeologi che scoprono una stele e la liberano dalla polvere fino a che si rivela un’iscrizione funeraria».

L’altra composizione in programma è Ionisation, del 1931, il brano che ha in pratica fondato il repertorio di musica per sole percussioni, benchè in assoluto sia cronologicamente il secondo brano del genere (dopo le Rítmicas del cubano Amadeo Roldán, del 1930). In parte ispirato alle idee del futurismo italiano e in particolare all’”arte dei rumori” di Luigi Russolo, Varèse ebbe a dire a proposito della composizione di Ionisation “Non ero influenzato da altri compositori più di quanto fossi influenzato dagli oggetti naturali o dai fenomeni fisici”. Il titolo si riferisce infatti al processo di ionizzazione delle molecole come metafora della variazione ed espansione delle cellule ritmiche su cui è basato il pezzo.


 

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Rassegna

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Note

In collaborazione con SaMPL – Sound and Music Processing Lab del Conservatorio di Musica “Pollini” di Padova.