Jorrit Dijkstra
sax alto, lyricon

Pandelis Karayorgis
piano

Jeb Bishop
trombone

Mary Oliver
violino, viola

Jason Roebke
basso

Han Bennink
batteria

Nessuno forse come Steve Lacy ha saputo creare un corto circuito virtuoso fra tradizione e avanguardia del jazz. Giovane recluta nei primi anni ’50 a fianco di veterani del dixieland e del revival e subito folgorato dalla musica di Cecil Taylor – con cui ha collaborato in avventure sonore uniche -, Lacy ha metabolizzato ogni linguaggio di derivazione afromericana e lo ha sintetizzato nell’articolazione inconfondibile del suo sassofono soprano, tra le voci più memorabili dell’intera storia del jazz.
A dieci anni dalla scomparsa, dopo un periodo di decantazione frutto quasi di incredulità, la comunità musicale del jazz ha cominciato a fare i conti con la sua opera. Un’opera che tiene insieme l’eredità di Thelonious Monk, di cui Lacy è stato il più autorevole esegeta, l’ascetismo dell’arte orientale, la forma canzone frutto della sua frequentazione con i poeti della beat generation, il blues classico, l’improvvisazione informale.
Tra i suoi diversi “allievi”, il sassofonista olandese Jorrit Dijkstra ha pensato bene di costruire “The Whammies”, sestetto di sicura solidità, interamente incentrato sulle musiche di Lacy. Il Centro d’Arte lo invita naturalmente, legato com’era a Lacy fin dalle stagioni di metà anni ’70. Ricordiamo i suoi concerti a Padova in solo, duo, trio, sestetto. Tutti splendidi.
L’idea vincente di “The Whammies” è innanzitutto quella di rinunciare al sax soprano: chi avrebbe potuto misurarsi con quello del maestro? Poi quella di fondere solisti di diversa provenienza e stile, trovando un felice mix tra scuola olandese e chicagoana. E a questo proposito spicca e fa da “garante” il nome di Han Bennink, altro “numero primo” delle percussioni, partner artistico di Lacy in innumerevoli occasioni. Attorno alla sua competenza giostrano il superbo trombone di Jeb Bishop ed il robusto contrabbasso di Jason Roebke, entrambi del “giro” di Chicago, il piano di Pandelis Karayorgis (greco trasferito a Boston nel 1985), il violino e la viola di Mary Oliver, californiana e olandese di adozione, fino al succitato Dijkstra al sax alto e lyricon, che coordina l’ensemble.
“The Whammies” hanno inciso già due ottimi cd per la nuova etichetta indipendente Driff Records, con un repertorio che copre quasi l’intera gamma espressiva della poetica di Lacy, indagandone sia l’aspetto ludico e ironico che quello radicale e misterioso.
“The Whammies Play The Music Of Steve Lacy” è a Padova in esclusiva italiana.

(Stefano Merighi)


 

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Ascolti

The Whammies
Play The Music Of Steve Lacy vol. 1 (Driff Records)
Play The Music Of Steve Lacy vol. 2 (Driff Records)
Play The Music Of Steve Lacy vol. 3, Live (Driff Records)

Jeb Bishop & Jorrit Dijkstra
1000 Words (Driff Records)

Steve Lacy
Straws (Cramps)
Revenue (Soul Note)

Lacy-Mengelberg-Bennink-Reijseger-Lewis
Dutch Masters (Soul Note)

Web

Rassegna

Ostinati! 2014

Note

ESCLUSIVA NAZIONALE.

Da questo concerto è stato tratto il disco “The Music of Steve Lacy Vol. 3, Live” (Driff Records).

 

Foto

© Michele Giotto