Monica Bacelli
mezzosoprano
Daniele Ruggieri
flauto contralto
Fausto Bongelli e Aldo Orvieto
tastiere e pianoforti
Alvise Vidolin
regia sonora
Luca Richelli
live electronics
Due concerti per Berio
Il 27 maggio 2013 ricorre il decimo anniversario della scomparsa di Luciano Berio. Il Centro d’Arte e SaMPL intendono ricordarlo con queste due serate, in cui si offre all’ascolto una raccolta di composizioni di non frequente esecuzione, forse qualcuna anche in prima esecuzione italiana (come Memory); certamente una, Altra voce, viene eseguita per la prima volta a partire dalla nuova edizione recentissimamente licenziata da Universal Edition e nelle condizioni esecutive ideali grazie al sistema di trasformazione e diffusione del suono di SaMPL. Dopo la monografia del 14 maggio segue, il 24, una serata che affianca a Berio due compositori italiani della sua generazione e come lui protagonisti della musica del secondo Novecento. Questo concerto si vale della preziosa collaborazione della Zürcher Hochschule der Künste, che ha organizzato, nel corso dell’anno accademico 2012/2013, un laboratorio sulla prassi esecutiva della musica elettroacustica storica. Articolato in quattro incontri che si sono svolti a Zurigo, Firenze e a Padova, con la partecipazione di un gruppo di musicologi e musicisti di tutta Europa e la collaborazione di diverse istituzioni accademiche e archivistiche e centri di produzione, il laboratorio si conclude con l’esame e l’esecuzione di alcune composizioni per voci o strumenti e nastro magnetico che Berio, Nono e Maderna hanno composto e realizzato presso lo Studio di Fonologia della RAI di Milano negli anni Cinquanta e Sessanta.
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Luciano Berio (1925-2003)
Memory (1970/73) per pianoforte elettrico e clavicembalo elettrico
Visage (1961) musica elettronica con la voce di Cathy Berberian
Leaf (1990) per pianoforte
Brin (1990) per pianoforte
Wasserklavier (1965) versione originale per due pianoforti
da 6 Encores pour piano
Altra voce (1999) per flauto contralto, mezzosoprano e live electronics
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Nel 1990 Berio scrisse due brevi composizioni pianistiche, Leaf e Brin, unendole con altre quattro paginette, di due minuti ciascuna, composte in precedenza per formare un immaginario ciclo di possibili bis. Il primo lavoro della serie era stato Wasserklavier del 1965 (inizialmente per due pianoforti) il cui titolo ispirò in successione la serie dei quattro elementi (acqua, terra, aria, fuoco) completata da Erdenklavier (1969) Luftklavier (1985) e Feuerklavier (1989). Di Wasserklavier, una ficcante nota interpretativa di Giovanni Morelli sottolinea la presenza di «figure allegoriche dell’acqua 1 e dell’acqua 2, prima la liquidità idridescente della scioltezza virtuosistica, seconda la liquidità plumbea del flusso improvvisativo di memoria pianistica sommersa (il primo Improvviso opus 142 di Schubert, il secondo Intermezzo opus 117 di Brahms…)»
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Memory
Memory, per due pianoforti, scritto nel 1972 e dedicato a Peter Serkin, ha conosciuto diverse versioni. La prima per pianoforte e tastiera elettronica, la seconda per due pianoforti, e una terza, del 1973, che ora costituisce l’inizio del mio Concerto per due pianoforti e orchestra. In effetti, il tessuto e la materia armonica di Memory sono plasmabili: possono prendere direzioni diverse e assumere diverse forme. Possono anche recare fuggevoli tracce di gesti lontani nel tempo.
(Luciano Berio)
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Visage
Quando componevo Visage ero attratto, come sempre, da una ricerca che mi permettesse di allargare le possibilità di convergenza fra processi musicali e processi acustici, e di trovare equivalenti musicali delle articolazioni linguistiche. In questo senso si rivela fondamentale l’esperienza della musica elettronica, perché essa fornisce al compositore la possibilità concreta di assimilare musicalmente una vasta area di fenomeni sonori non riconducibili a codici musicali prestabiliti. Visage è essenzialmente un programma radiofonico: quasi una colonna sonora per un dramma mai scritto. La sua destinazione, dunque, non è solo la sala da concerto ma qualsiasi luogo o mezzo che permetta la riproduzione di suoni registrati. Fondato sulla carica simbolica e rappresentativa dei gesti e delle inflessioni vocali, con le «ombre di significato» e le associazioni mentali che li accompagnano, Visage può essere inteso come una trasformazione di comportamenti vocali reali e concreti, che vanno dal suono inarticolato alla sillaba, dal riso al pianto e al canto, dall’afasia a modelli di inflessione derivati da lingue specifiche: l’inglese e l’italiano della radio, l’ebraico, il dialetto napoletano, ecc. Visage non propone dunque un testo e una lingua significanti in quanto tali, ma ne sviluppa le sembianze. Un’unica parola è pronunciata due volte: «parole». La dimensione vocale è costantemente amplificata e commentata da un rapporto molto stretto, uno scambio di natura organica, direi, con i suoni prodotti elettronicamente. La voce è quella di Cathy Berberian. Ho composto Visage nel 1961, prima di lasciare lo Studio di Fonologia Musicale della Radio Italiana a Milano: questo lavoro voleva essere anche un omaggio alla radio come il mezzo più usato nella diffusione di parole inutili.
(Luciano Berio)
Visage viene qui presentato in una forma scenica che non è mai stata esplicitamente formalizzata, ma che fu oggetto di vari esperimenti da parte dell’autore insieme a Cathy Berberian, che in occasione di alcuni suoi recital presentava questa composizione come performance mimica.
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Altra voce
In un episodio (Il Campo) della mia azione musicale Cronaca del Luogo, c’è un duetto d’amore virtuale. Due voci e alcuni strumenti si “amano” e si seguono l’un l’altro in un rapporto costantemente rinnovato. Come tutti sanno, in una vera polifonia le diverse voci contribuiscono all’insieme conservando però la loro identità se non addirittura la loro autonomia. Ebbene, in Altra Voce ho isolato dall’insieme una voce (mezzosoprano) e uno strumento (flauto alto) e ne ho sviluppato l’autonomia e le premesse armoniche, anche – ma non solo – attraverso l’impiego di tecnologie informatizzate.
(Luciano Berio)
Rassegna
Due concerti per Berio
Note
In collaborazione con SaMPL – Sound and Music Processing Lab
del Conservatorio di Musica “Pollini” di Padova.