© Michele Giotto

Hamid Drake
batteria, percussioni

Napoleon Maddox
voce, beatbox

Jeff Albert
 trombone

Jeb Bishop
trombone

Jeff Parker
chitarra

Josh Abrams
contrabbasso

Nella cultura induista “bindu” è la sorgente della creazione.
Il grande percussionista Hamid Drake avrà pensato anche al potere primigenio dei tamburi africani come simbolo di vita e trasformazione. Il potere evocativo che in ogni suo progetto Drake sa affermare con naturalezza deriva infatti dal suo essere “radicale”. Il suo agire in musica è diretto, privo di scetticismo. Rischia quasi l’ingenuità, nel nostro mondo cinico. Eppure un talento senza confini provoca un’empatia immediata con l’ascoltatore.
Hamid Drake è un eccezionale batterista. Ma è anche un potente organizzatore sonoro. Questa è la terza versione di “Bindu”: la prima zeppa di strumenti a fiato e vicina al free; la seconda più elegiaca, con molte tracce di Medio Oriente e India (l’album “Blissful”); infine questo organico, che guarda alla tradizione ritmica giamaicana e ai suoi intrecci con la poliritmia del jazz.
Con una formazione che accosta in maniera inusuale percussioni e voce, due tromboni, chitarra e contrabbasso. E’ un’altra svolta per Hamid, che in ogni caso non perde la sua incontenibile energia, declinata in una pluralità di forme. Come il nostro pubblico ha avuto modo di verificare nelle altre occasioni in cui il batterista americano è stato ospite del Centro d’Arte (i memorabili concerti del William Parker Quartet e del trio Grimes-Murray-Drake, oltre a quello dell’Indigo Trio)
Nato in Louisiana nel 1955, Hamid Drake ha studiato strumenti a percussione di diverse tradizioni musicali (jazzistica, caraibica, africana, araba) ed ha maturato lunghe collaborazioni con Fred Anderson, Alan Rudolph, Don Cherry. Dagli anni 80 in avanti, il suo nome è presente in molte delle formazioni più avventurose di leader quali Peter Brötzmann, Pharoah Sanders, Ken Vandermark, Bill Laswell, Nicole Mitchell, David Murray e moltissimi altri. Ma è con il contrabbassista William Parker che Drake forma una fra i tandem ritmici più efficaci del jazz di oggi. Con Parker suona in quartetto, in duo, nei gruppi “Raining on the Moon” e “Inside the Songs of Curtis Mayfield”. Altre collaborazioni importanti sono quelle con Amiri Baraka, Marilyn Crispell, Paolo Angeli.
Il vocalist Napoleon Maddox è cantante, rapper, beatboxer, autore. Ha lavorato nella Burnt Sugar, con Roy Nathanson, Archie Shepp e Oliver Lake.
Jeff Parker è noto chitarrista dell’area chicagoana, elemento di gruppi come Tortoise, Isotope 217, Exploding Star Orchestra.
Jeb Bishop è tra i migliori trombonisti dell’avanguardia jazz, già componente per molti anni del quintetto di Ken Vandermark.
Altro trombonista è Jeff Albert, di area New Orleans, co-leader di “Lucky 7s” con Jeb Bishop e direttore di un quartetto.
Infine Josh Abrams, bassista versatile, a suo agio dal jazz al rock all’ambient music, attualmente elemento di Sticks & Stones, di Loose Assembly di Mike Reed, del Sound Is di Rob Mazurek.

(Stefano Merighi)


 

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Ascolti

Hamid Drake & Bindu
Bindu (Rogue Art)
Blissful (Rogue Art)

William Parker & Hamid Drake
Summer Snow (Aum Fidelity)

William Parker Quartet
O’Neal’s Porch (Aum Fidelity)

Hamid Drake & Assif Tsahar
Soul Bodies (Ayler Records)

Fred Anderson & Hamid Drake
Back Together Again (Thrill Jockey)

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