
Marc Ribot
chitarre, voce
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2° set con:
Roberto Zorzi
chitarra elettrica
Danilo Gallo
basso
Zeno De Rossi
batteria
Quando nel 1985 Tom Waits pubblica “Rain Dogs”, anche le orecchie più pigre non possono rimanere indifferenti ai suoni nuovi riservati alla chitarra elettrica.
Il timbro ruvido, tremolante, ebbro, è opera di Marc Ribot, all’epoca elemento dei Lounge Lizards, dunque già in pista sulla scena torrida della New York di allora. Il sodalizio con Waits (proseguito in “Big Time”, “Frank’s Wild Years” e nei recenti “Mule Variations” e “Real Gone”) garantisce a Ribot una visibilità che non lo distrae comunque da una impressionante pluralità di impegni.
Nato nel 1954 Newark, Marc Ribot comincia come chitarrista rhythm and blues, lavorando con stelle quali Wilson Pickett, Rufus Thomas, Solomon Burke.
In seguito è attratto dalla scena della nuova avanguardia, ed entra nei Lounge Lizards. Sono gli anni in cui la Knitting Factory a New York catalizza i talenti più avventurosi. Ribot ne fa parte a pieno titolo. In ambito pop-rock, il suo stile unico è richiesto da autori come Elvis Costello, Marianne Faithfull, Caetano Veloso. Partecipa a innumerevoli eventi musicali accanto ad Arto Lindsay, Anthony Coleman, John Zorn. La sua prima band si chiama “Rootless Cosmopolitans”, cui segue il gruppo “Shrek”.
Nel 1996 Marc Ribot incide “Don’t Blame Me”, dove per la prima volta propone una sua personale visione degli standard americani, per chitarra sola. Il lavoro accanto a John Zorn si intensifica: i due fondano il movimento della “Radical Jewish Culture”, che tanto influenza la musica odierna a New York. Ribot suona regolarmente nei gruppi zorniani “Bar Kokhba” e “Electric Masada”. Un interesse parallelo è quello per la musica cubana, concretizzato nel gruppo “Los Cubanos Postizos”, in cui Ribot traduce molti pezzi del compositore Arsenio Rodriguez. (“Marc Ribot Y Los Cubanos Postizos”, “Muy Divertido”)
Di recente, il chitarrista ha pubblicato sue composizioni cameristiche (“Scelsi Morning”) e per colonne sonore (“Soundtracks II”), mentre continua a guidare un trio di rock estremo. In Italia, Ribot ha lavorato in diverse occasioni con Vinicio Capossela.
La formula in “solo” che Ribot propone in questo tour europeo (sulla linea del cd “Saints”) contiene un po’ tutte le influenze dell’arte del chitarrista: blues, canzoni di lotta, brani pop (Beatles, tra gli altri), improvvisazioni, cover da Albert Ayler. Attorno al repertorio di Ayler, Ribot ha da poco costituito il quartetto “Spiritual Unity”, con Henry Grimes, Chad Taylor, Roy Campbell.
A volte, Ribot diventa anche vocalist, mostrando una stralunata bravura di interprete.
Ascolti
Marc Ribot
Rootless Cosmopolitans (Island)
Don’t Blame Me (DIW)
Scelsi Morning (Tzadik)
Saints (Atlantic)
Marc Ribot Y Los Cubanos Postizos (Atlantic)
John Zorn
Electric Masada (Tzadik)
Tom Waits
Real Gone (Anti)
Web
Rassegna
I concerti del Centro d’Arte
Note
Al concerto in solo è seguito un secondo set insieme al trio Zorzi-Gallo-De Rossi.