Frederic Rzewski
pianoforte, voce
Frederic Rzewski
Dust (2003)
De Profundis (1992)
The Babble, Mile 62 from “The Road” (2003)
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Frederic Rzewski è nato nel 1938 a Westfield, Massachusetts. Dopo avere studiato privatamente il pianoforte con Charles Mackey a Springfield ha studiato composizione con Walter Piston and Roger Sessions, contrappunto con Randall Thompson e orchestrazione con Claudio Spies alla Harvard University negli anni 1954-58. Ha in seguito studiato compozizione con Milton Babbitt e la musica di Richard Wagner con Oliver Strunk alla Princeton University nel 1958-60, dove ha anche studiato la letteratura e la filosofia della Grecia classica.
Trasferitosi a Roma nel 1960 ha studiato privatamente con Luigi Dallapiccola, ha iniziato una fortunata collaborazione come pianista del flautista Severino Gazzelloni, è divenuto uno dei pianisti più richiesti nell’ambito della nuova musica (con prime esecuzioni di Stockhausen e Evangelisti), ha collaborato con Nuova Consonanza, e ha poi fondato insieme ad Alvin Curran e Richard Teitelbaum il gruppo di improvvisazione Musica Elettronica Viva (completato poi da Garrett List e Steve Lacy) che è stato particolarmente attivo negli anni 1966-71 . In seguito è stato molto attivo come pianista, soprattutto esecutore di proprie composizioni.
Ha insegnato al Conservatoire Royal de Musique a Liegi dal 1977 al 2003, dove è stato Professore di composizione a partire dal 1998. Ha inoltre insegnato alla Yale University, University of Cincinnati, State University of New York at Buffalo, California Institute of the Arts, University of California at San Diego. Ha inoltre insegnato al Mills College di Oakland, al Conservatorio Reale dell’Aia, alla Hochschule der Künste di Berlino, alla Hochschule für Musik di Karlsruhe.
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Il programma di questa sera è composto quasi interamente da novità: insieme a Dust, Rzewski presenta The Babble, il 62.esimo miglio della lunga Road, un ciclo di pezzi iniziato nel 1995. “The Road” scrive Rzewski, “è un ‘romanzo’ – in mancanza di un termine migliore – per pianoforte solo, che una volta completato conterrà circa otto ore di musica. Perché un romanzo? Non tanto perché la musica racconti una storia – benché l’elemento narrativo sia presente – o perché si riferisca aun partricolare modello storico – benché anche qui la tecnica di certi scrittori (specialmente i Russi del XIX secolo, Gogol’ Dostoevskij, Tolstoj, Cechov) abbia influenzato la musica. Penso che si tratti di un ‘romanzo’ perché è musica destinata a essere letta (suonata) da una persona, da sola, in una stanza, a una velocità e per una durata determinate da quella stessa persona, indipendentemente dalle convenzioni del concerto (Questa stessa persona può sempre eseguire pezzi di musica per un pubblico).
Molti dei più famosi lavori della letteratura classica per tastiera – per esempio il Clavicembalo ben temperato di Bach e le Romanze senza parole di Mendelssohn – sono stati scritti soprattutto per un consumo domestico piuttosto che per l’esecuzione pubblica. Mi piace pensare a The Road come una continuazione di questa tradizione”.
Decisamente narrativo, senz’altro, è De Profundis, un grande lavoro della durata di circa mezz’ora, in cui il pianista recita un adattamento di brani della lunga lettera che Oscar Wilde scrisse tra il gennaio e il marzo del 1897 a Lord Alfred Douglas durante la sua detenzione nel carcere di Reading a seguito della condanna per “gross indecency”. Si tratta di un oratorio-melologo, in cui otto sezioni recitate sono precedute da otto preludi strumentali.
Questa musica, scrive Rzewski, “richiede una combinazione di tecnica virtuosistica e di totale assenza di inibizione da parte dell’esecutore in scena, in modo da garantire che nessun pianista mediocre o convenzionale possa osare affrontarla”.
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© Matteo Crosera