Arto Lindsay
voce, chitarra

Micah Gaugh
tastiere, ettronica, sax

Melvin Gibbs
basso

“Una singolare unione di irruenza e tenerezza, di audacia e saggezza, qualcosa come un intenso trash-bossa”. E’ di Marcello Lorrai questa azzeccata definizione della musica di Arto Lindsay, improvvisatore, compositore di pop-songs, chitarrista e vocalist, produttore, sonorizzatore ambientale.
Coniugare infatti l’estremismo sonoro e la carezzevole ambiguità della bossanova è stata l’idea vincente che Lindsay ha realizzato alla fine degli anni 90, trovando una collocazione del tutto originale sulla scena musicale contemporanea.
Arto Lindsay, americano di nascita brasiliano di formazione artistica, torna a New York dopo aver vissuto da vicino le esperienze “tropicaliste”. Il suo non-stile chitarristico fa scalpore all’interno del gruppo DNA (trio con Ikue Mori e Tim Wright), quando nel 1978 Brian Eno (altro celebre “non musicista”..) inserisce nel 33 giri “No New York” alcune tracce incise dal gruppo. Da allora, Arto Lindsay diventa un punto di riferimento per la scena “no wave”. E’ nella formazione originale dei Lounge Lizards, nei Golden Palominos, a fianco di Kip Hanrahan, John Zorn, in mille contesti di musica radicale.
Il suo interesse per la forma canzone lo porta però a correggere il tiro. Insieme al tastierista Peter Scherer, Lindsay dà vita ad Ambitious Lovers, dove convergono la sua cultura brasiliana, il funk, la dance, sempre commentati da una chitarra-caos, volutamente anti-melodica.
Il lato “pop” di Lindsay prende sostanza quando l’artista produce uno dei dischi capolavoro di Caetano Veloso, “Estrangeiro”. In seguito molti altri autori brasiliani (Gal Costa, Marisa Monte, Carlinhos Brown) si affidano al suo talento di regista sonoro, tanto da spingere lo stesso Arto a comporre canzoni in portoghese. Nasce “O Corpo Sutil / The Subtle Body”, primo di una serie di cd che individuano in Arto Lindsay uno tra i più intelligenti autori del nostro tempo. Composizioni brevi, elettro-acustiche, dove convivono temi melodici obliqui e ritmiche ossessive, dolcezza e aggressione elettrica: sono il contenuto anche dei successivi “Mundo Civilizado”, “Noon Chill”, “Prize”, “Invoke” e del recente “Salt”.
Nell’ultimo organico portato di recente in tournèe, Lindsay si fa aiutare dal fidato Melvin Gibbs al basso (ex solista a fianco di Ronald Shannon Jackson e Bill Frisell, Rollins Band, Harriet Tubman, Marc Ribot ecc.) e da Micah Gaugh al sassofono e alle tastiere elettroniche.


 

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